Ci aspettiamo di mangiare una pizza pomodoro e mozzarella se si ordina una margherita. Ci aspettiamo che ogni automobilista si fermi al semaforo rosso.
Insomma, le aspettative fanno parte della nostra vita, sono inevitabili. Di fatto sono delle convinzioni, delle previsioni a proposito di eventi futuri riguardanti noi stessi, gli altri o situazioni specifiche.
Attraverso le aspettative ci costruiamo degli scenari che riteniamo probabili e che utilizziamo come guida per agire o per prendere decisioni.
Di concreto c’è il fatto che si formano a partire dalle informazioni che abbiamo in base alla nostra esperienza passata o per esperienza indiretta. Se per esempio un amico ci consiglia un hotel nel quale soggiornare perché ci ha vissuto un week end da favola, molto probabilmente ci aspetteremo di stare alla grande.
Le aspettative hanno però un’altra caratteristica, di cui spesso ci si dimentica, sono soggettive e quindi sono soggette ad errori di valutazione. Non sono un’effettiva previsione della realtà. Non sono certezze.
Le aspettative spesso riguardano gli altri, i nostri amici, il partner, i figli ecc sono però unidirezionali perché nascono da noi stessi. A volte per esempio ci aspettiamo che il nostro partner si accorga del nostro malessere, oppure che il nostro amico ci dia un passaggio al lavoro dato che quando ce lo chiese lui accettammo.
La loro funzione qual è? Di fatto è quella di è prepararci ad agire. Prepararci mentalmente per il futuro e questo ci permette di creare un piano d’azione. Mettono ordine nel caos della vita. Provate infatti ad immaginare come ci sentiremmo senza sapere cosa mangeremo se ordiniamo una pizza margherita o cosa succede quando il semaforo diventa rosso.
Quindi le aspettative, in un qualche modo, sono nostre alleate. In alcuni casi però conducono a frustrazione perché a volte ci si dimentica che aspettarsi che accada qualcosa non lo farà necessariamente accadere. Ci dimentichiamo che le aspettative, non sono certezze.
Avete mai sentito parlare di pensiero magico? Jean Piaget fu il primo a parlarne. È il fenomeno secondo il quale i bambini piccoli hanno difficoltà a distinguere il mondo soggettivo che creano nella loro mente e quello esterno e oggettivo. E per questo spesso sono convinti che i loro pensieri possano far accadere le cose.
Diventare adulti però non ci preserva dal mettere in atto questo meccanismo, infatti, a volte accade che continuiamo ad avere diverse forme di pensiero magico. Pensiamo per esempio alla “legge di attrazione”. Molte persone sono convinte che aspettarsi che qualcosa accada lo renda possibile. Sarebbe bello se fosse davvero così.
Le nostre aspettative spesso riflettono solo un desiderio o una probabilità – a volte anche remota – che qualcosa possa accadere. Ci troviamo in alcuni casi a sovrastimarne la probabilità. Quando perdiamo di vista questa prospettiva ci traiamo una trappola. È proprio in questo caso che le aspettative diventano un capestro e non sono più nostre alleate.
Margaret Mitchell dice: “La vita non è obbligata a darci ciò che ci aspettiamo”.
Possiamo aspettarci qualcosa, ma non è detto che ciò poi si realizzi. Si, è vero, alcune cose sono più probabili di altre, ma non dobbiamo aspettarci di avere sempre ragione.
Anche perché un’aspettativa che vogliamo che si realizzi a tutti i costi, non è un’aspettativa, ma una pretesa.
Che badate bene, non è sempre qualcosa di negativo. Alcune pretese sono assolutamente legittime: il pagamento di un lavoro svolto, conoscere le conseguenze di un intervento chirurgico ecc.
Era per dire che sono due cose diverse, con due razionali diversi.