Siamo nel bel mezzo di un’epidemia, no, non mi riferisco al covid, ma all’epidemia di insicurezza, di sentimento di inadeguatezza.

Le persone che si rivolgono a me lo fanno principalmente per sanare la loro insicurezza, la loro bassa autostima.

Ahimè questo ce lo dice anche la cronaca, molti sono i suicidi, soprattutto tra i giovani, in particolare in ambito universitario.

Quello che spinge ad un gesto simile è nella maggior parte dei casi, la sensazione di essere dei falliti, la sensazione di non essere all’altezza.

Non essere all’altezza. Si, ma di cosa?

Perché se ci pensiamo bene, figurativamente, questa frase fa intendere che vi sia un metro di misura, uno standard che decreta un’adeguatezza, in termini di caratteristiche o prestazioni.

Questi standard sono fissati dagli altri. A volte dalla famiglia, ma ancor più spesso dalla società che è sempre più richiedente. È una società che impone dei modelli irrealistici e inarrivabili. E se ci si confronta con l’irraggiungibilità, come ci si potrà mai sentire? Non all’altezza, è ovvio.

Tutto questo viene poi fomentato dai social network, che amplificano il bisogno di apparire bene agli occhi altrui e il timore del giudizio. Ma non solo, anche la stampa ci mette del suo. Si, perché se da un lato abbiamo articoli di giornali che raccontano le tragedie di giovani suicidi, dall’altro abbiamo le stesse testate giornalistiche che esaltano una laurea a pieni voti raggiunta precocemente tralasciando tutti i punti oscuri della vicenda, esaltando ancor di più quel modello distorto e insano di perfezionismo e prestazione a tutti i costi.

Ma al di là dell’ambito scolastico o lavorativo, la sensazione di non essere all’altezza può riguardare tanti aspetti: l’intelligenza, la sessualità, la presenza estetica…e potrei fare un elenco senza fine.

L’insicurezza nasce da un dubbio nei confronti di sè stessi. Il senso di inadeguatezza è la sensazione di non andare bene, essere incapaci o fuori luogo. Il non sentirsi all’altezza porta con sé un senso di fallimento. Pensate quindi quanto può essere il carico emotivo per una persona insicura, per una persona che si sente inadeguata.

Inevitabilmente poi la psiche mette in atto delle dinamiche che determinano dei circoli viziosi.

Una molto frequente è quella del “sottovalutare-sopravvalutare”, ad esempio, sottovalutare sé stessi e sopravvalutare gli altri. Questo significa anche dare molta importanza alle critiche, creare continui confronti da quali, guarda caso, si esce sempre perdenti.

Riguardo l’agire, poi possono essere messi in atto dei comportamenti che danno alla persona la sensazione di proteggersi, in realtà sono distruttivi.

  • Evitamento. È una tipica reazione alla paura. Ho paura di qualcosa? Lo evito! L’insicurezza in sé stessi porta ad evitare situazioni, e l’evitamento alla lunga conduce a sentirsi sempre più insicuri e sempre più inadeguati. Evitando, è come se si confermasse a sé stessi di non essere in grado di affrontare qualcosa.
  • Chiedere eccessivamente aiuto. L’insicurezza porta ad appoggiarsi agli altri, o meglio, a qualcuno di fiducia, in una sorta di delega continua. Perché questo alla lunga può risultare dannoso? Perché l’aiuto continuo non permette alla persona di confrontarsi con le situazioni e di sviluppare la propria autonomia. L’aiuto infatti comunica due messaggi: “ti voglio bene, quindi ti aiuto”, “lo faccio al posto tuo perché tu non sei in grado”
  • Proteggersi preventivamente. Questo è vero sopratutto nelle relazioni. Infatti la persona insicura tende a non fidarsi degli altri, rimane quindi sulla difensiva. Guardinga. Tutto ciò innesca un processo disfunzionale di sfiducia reciproca, dando la sensazione di vivere in un mondo popolato da nemici