Viviamo in una società che continuamente veicola messaggi e consigli su cosa mangiare, quali sono i “cibi buoni” e quali invece quelli “cattivi”. Le riviste e i programmi tv abbondano di “diete del momento”.
Anche se volontariamente si sceglie di non porvi attenzione, informazioni così persistenti, rimangono comunque latenti a livello inconscio, determinando in un qualche modo le nostre scelte alimentari.
“Bisogna bere almeno 2 litri di acqua al giorno”, “Mangiare 5 porzioni di frutta al giorno è importante”, “I dolci sono assolutamente da evitare, sono nemici della linea”.
Com’è possibile notare, questi pseudo-consigli, sono in realtà regole, fatte di numeri, imposizioni e critiche. Molte di queste infatti, fanno leva sul tema dell’aspetto fisico, ed hanno grande potere vista la grande importanza che oggi ha per chiunque l’immagine corporea.
Tutto questo si traduce in un rapporto conflittuale col cibo, che non viene più visto come qualcosa di piacevole, ma quanto più un nemico, perché capace di mettere a repentaglio la forma fisica. Non ci può essere totale benessere se il rapporto col cibo non è sano e gioioso, infatti, un comportamento alimentare alterato ciò implica nella maggior parte dei casi:
Restrizione alimentare.
Con questo termine non s’intende solamente la scelta di adottare una dieta ipocalorica, quanto più un approccio all’alimentazione che comporta ansia, controllo continuo dello stimolo della fame e preoccupazioni continue circa l’alimentazione.
Portano alla classificazione del cibo in due macrocategorie: “buono” o “cattivo”. Questa generalizzazione determina l’eliminazione totale di alcuni alimenti, generalmente dolci, cibi ad alto contenuto di grassi…insomma, quelli ritenuti “cattivi”.
I PARADOSSI DELLA RESTRIZIONE ALIMENTARE E DELLE OSSESSIONI
La restrizione alimentare determina un continuo controllo su quello che è lo stimolo della fame. Perpetrando questo comportamento, la persona non sarà più in grado di comprendere e gestire i segnali corporei, ovvero, non riuscirà più a distinguere tra fame vera e sazietà. Ciò si traduce in un circolo vizioso di alternanza tra dieta ferrea e abbuffate. Il paradosso: aumento di peso nonostante la restrizione alimentare, con conseguenti sentimenti di colpa ed emozioni negative. Altro aspetto della restrizione alimentare sono le preoccupazioni continue legate all’alimentazione. L’ansia diviene così sinfonia di accompagnamento durante l’arco della giornata. Inoltre, non sono rari gli evitamenti di situazioni di vita sociale, pur evitare il rischio di un ipotetico sgarro al proprio piano alimentare. Questo può determinare solitudine. Ricordiamo che ansia e solitudine rappresentano stati emotivi alterati che a loro volta possono condurre alla “fame emotiva”. Il paradosso: la fame emotiva induce all’utilizzo (spesso incontrollato), del cibo come elemento confortante, con funzione di anestetico per le emozioni negative e l’ansia. Si è così portati a mangiare nonostante l’assenza di fame, e una conseguente sensazione di colpa per averlo fatto. Le ossessioni alimentari, classificando il cibo in due classi “cibi buoni” e “cibi cattivi”, mettono inevitabilmente il divieto assoluto su questi ultimi.- “Non devo mangiare la pizza, è troppo calorica”- “Devo assolutamente evitare i dolci, fanno ingrassare ”Questo si traduce in un pensiero fisso e ossessivo proprio sui cibi vietati. Il nostro cervello ha un carattere ribelle e difficilmente accetta i divieti. Vuoi una prova? Facciamo un esperimento. “Non devo pensare ai pasticcini”. Ripeti questa frase mentalmente con gli occhi chiusi. Dopo qualche secondo riaprili. Cos’è successo in quei pochi secondi? Sicuramente la tua mente sarà stata invasa da immagini di pasticcini di ogni genere, forma e dimensione. Il paradosso: ciò che ci si vieta è anche ciò a cui si pensa più intensamente…e si finirà per cedere a questi pensieri ossessivi.
CONSIGLI UTILI E…PRATICI.
Sforzarsi di “ingannare” la propria mente ed il proprio corpo, risulterà sempre fallimentare, perché essi avranno sempre la meglio.Il segreto? Ascoltare i segnali che il corpo invia. Il nostro organismo, segue un principio di omeostasi grazie ad alcune strutture cerebrali come l’ipotalamo (centro della fame e della sazietà). Il tuo corpo sa sempre di cosa hai bisogno in quel preciso momento…se hai fame, sete, se sei a corto di zuccheri o se al contrario sono in eccesso. Occorre solo imparare ad ascoltarlo. Ricorda inoltre che non esistono “cibi buoni” e “cibi cattivi”, la miglior risposta è equilibrio. Ovvero, mangiare ogni tipo di alimento nelle giuste quantità e secondo le richieste del proprio corpo. Così facendo sarà possibile migliorare il proprio rapporto col cibo, ma in generale la qualità della propria vita.