Hai un mestiere, una carriera o una vocazione? Prima che tu possa rispondere a questa domanda vorrei raccontarti la parabola dei “tre muratori”, così ti sarà anche più facile comprendere cosa intendo.

Siamo in epoca Medievale, tre muratori stanno lavorando sodo per costruire un edificio, ad un certo punto un passante incuriosito chiese ai tre: “Cosa state facendo?”Il primo muratore, stanco, infastidito ed accaldato rispose: “Sto costruendo un muro”. Il secondo muratore, sospirando rispose: “Sto costruendo una cattedrale”. Il terzo muratore, nonostante il caldo, la fatica ed il sole cocente, rispose col sorriso: “Io sto costruendo la casa di Dio, dove sarà glorificato nei secoli a venire”.

Blog Veronica Rossi Terni

In tutto questo la religione non centra nulla, ma questa storia è utile per capire come diverse persone possono approcciarsi e vivere in modi totalmente differenti una stessa attività o uno stesso evento.

La differenza sta proprio nella diversa interpretazione che ogni persona attribuisce a ciò che fa e ciò che vive. Per spiegare meglio cosa che intendo dire, torniamo ai nostri tre muratori.Il primo ha un mestiere, il secondo una carriera, il terzo una vocazione. Stanno facendo esattamente la stessa identica cosa, ma lo spirito con cui la affrontano è totalmente differente.

Ognuno di noi vive un’esperienza soggettiva che può condurlo ad identificarsi in uno di questi tre muratori.

C’è chi considera il proprio lavoro come una necessità, come qualcosa che gli assicura uno stipendio mensile col quale poter vivere. In questo caso si parla di mestiere.

Chi invece aspira a far carriera, e quindi considererà il lavoro come un’attività che può condurlo a sempre più in alto facendolo emergere e dandogli l’opportunità di ricevere soddisfazioni lavorative. Si parla quindi di una visione improntata alla carriera. Infine, esiste una minoranza di persone (purtroppo), che vive la propria professione come una missione. In questo caso la persona investe il lavoro di valori nei quali crede fermamente. Si parla di quindi di vocazione.

Bada bene, non c’è nulla di sbagliato nel non avere altre ambizioni se non quella di guadagnarsi da vivere onestamente svolgendo un mestiere che può o meno piacere; chi però è così privilegiato da vivere il proprio lavoro come una vocazione, sarà sicuramente una persona più appagata e soddisfatta. Una persona che saprà godere dei propri successi per l’arricchimento intrinseco, personale e umano che potrà averne. Sarà una persona che riuscirà ad annullare le difficoltà di alcuni momenti lavorativi, grazie al suo approccio vocativo. La vocazione non è qualcosa di intrinseco ad alcune professioni, infatti, al contrario di quanto si possa pensare qualunque lavoro può diventare una vocazione. Tutto sta nel modo in cui lo si vive e non nel tipo di lavoro specifico che si sta facendo. La vocazione non è qualcosa di magico, e non arriva dall’esterno. La vocazione la si può trovare dentro se stessi. Come? Aldilà della professione che tu stia svolgendo, esaminandola nel profondo potrai trovare un modo grazie al quale tu possa entrare in contatto con scopi superiori carichi di valori profondi. Per farlo devi provare a capire come far rientrare la tua attività in un contesto più ampio. La domanda che devi porti è: “Come può la mia attività riuscire a far si che possa esprimere i miei valori più profondi?”

Ritagliati del tempo per riflettere sull’utilità sociale del tuo lavoro, cerca di capire come renderlo coerente coi tuoi valori. Va alla ricerca di modelli di persone che possano ispirarti in questo. Nel lavoro, ma nella vita in generale, occorre imparare a coltivare un senso di scopo.

“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neanche un giorno della tua vita” – Confucio